FOGGIA – La Cgil e la Flai di Capitanata esprimono il proprio vivo apprezzamento per l’azione di contrasto allo sfruttamento del lavoro e al caporalato compiuta dalla Guardia di Finanza di San Severo su indagini coordinate dalla Procura di Repubblica di Foggia, che ha portato a un arresto e diverse denunce per associazione a delinquere e truffa.
“Non ci stancheremo mai di denunciare le condizioni vergognose cui sono costretti i braccianti, soprattutto migranti, in questa terra – affermano i segretari generali Filomena Trizio e Daniele Calamita -. E vorremmo che alle nostre denunce si affiancassero quelle delle associazioni d’impresa e di prodotto, perché chi opera nell’illegalità e truffa lo stato è un concorrente sleale di chi vuole continuare a fare impresa rispettando le leggi. E invece avvertiamo sempre minimizzazioni, fino a dire – nel caso di un rappresentante del mondo agricolo – che il lavoro nero è scomparso perché sostituito dalla raccolta meccanizzata. Serve una grossa faccia tosta per affermare eresie del genere, e se ce n’era bisogno questa inchiesta conferma che nulla cambia invece nelle campagne del foggiano”.
PIU’ CONTROLLI. “Chiediamo ancora una volta a tutti gli organismi ispettivi di intensificare i controlli e lavorare in maniera coordinata – concludono Trizio e Calamita -. Vorremmo capire che fine abbiano fatto le ipotesi di azioni interforze, previste con tanto di protocolli ufficiali formati in sede regionale alla presenza di alti rappresentanti del ministero dell’Interno. L’azione di contrasto allo sfruttamento, alla riduzione in schiavitù, rappresenta assieme una enorme emergenza sociale ma e anche economica, considerate le risorse ingenti che il caporalato sottrae all’economia del territorio”.
UN TAVOLO CON TUTTI GLI ATTORI DEL COMPARTO. “FIN QUANDO IL PLUSVALORE DEL LAVORO IN AGRICOLTURA SARÀ QUASI AD ESCLUSIVO APPANNAGGIO della grande distribuzione organizzata, fin quando il potere contrattuale sarà così sbilanciato sul versante della commercializzazione del prodotto lavorato, nelle campagne del nostro paese assisteremo inesorabilmente a sfruttamento, sottosalario, lavoro nero”. E’ l’allarme che lancia il segretario generale della Flai Cgil di Foggia, Daniele Calamita, alla luce di quanto sta avvenendo in queste ore nel settore della trasformazione del pomodoro, l’ “oro rosso” di Capitanata.
“Quello che sta avvenendo nel bel mezzo della campagna di raccolta ha del preoccupante per i riflessi sul mondo del lavoro in agricoltura, soprattutto sulla parte più debole che sono i lavoratori migranti – denuncia Calamita -. Nello specifico ci giungono voci, confermate dagli addetti del settore, che le industrie di trasformazione – strette dal taglio al prezzo di acquisto del prodotto inscatolato dalla media e grande distribuzione organizzata – stanno attuando un taglio del 30% del prezzo della materia prima. Nel 2014 il prezzo del pomodoro tondo era di circa 10 centesimi per chilogrammo, oggi ritirano a 7 centesimi. La GDO taglia le industrie di trasformazione, che a loro volta tagliano del 30% i produttori: noi sappiamo chi pagherà il peso di questi tagli, cosa produrrà: l’inasprirsi dei fenomeni di sfruttamento e schiavismo che vedono come vittime i lavoratori agricoli”.
Sarebbe ora, l’input che arriva dalla Flai Cgil, “che la politica spingesse a livello comunitario affinché la tracciabilità non riguardi solo le produzioni ma anche il prezzo, a tutela dei consumatori che pagano profumatamente un prodotto che forma il suo prezzo finale attraverso una lunga serie di speculazioni”
Per il segretario generale della Flai di Capitanata è urgente convocare “un tavolo con tutti gli attori della filiera”, una richiesta avanzata ufficialmente al Prefetto di Foggia, Maria Tirone. “Attori che potrebbero essere individuati nella Regione Puglia, nelle forze dell’ordine e addette ai controlli del territorio, nell’Anicav – il sindacato dei trasformatori del pomodoro, nelle industrie del territorio, nelle OP del pomodoro, nei rappresentanti della media e grande distribuzione organizzata e nella rappresentanza del mondo agricolo come Cia, Coldiretti, Confagricoltura”.