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Foggia e Federico II in una bottiglia di vino: brindisi allo Stupor Mundi

L'omaggio al Puer Apuliae è un sorso di gusto e di storia

FOGGIA – Il Nero di Troia è un vitigno che si coltiva sin dai tempi di Federico II. Lo Stupor Mundi arrivò in terra di Capitanata esattamente 800 anni fa. Ai suoi banchetti, quando amava discutere di scienza, di arte e di tutte le meraviglie della terra che elevano lo spirito, le ricerche storiche ci confermano che il vino non mancava mai. Poteva essere quello greco, alcuni antichi testi menzionano anche il vino che l’Imperatore faceva arrivare dalla Sicilia, ma ben presto Federico Ruggero di Hohenstaufen scoprì le uve prodotte nel Tavoliere e nella Terra di Bari.

Al Puer Apuliae, il fanciullo di Puglia, e al momento in cui questo uomo straordinario decise di fare della Capitanata la sua patria d’elezione, un’azienda vitivinicola del Tavoliere, “Borgo Turrito”, ha scelto di dedicare il “Dodiciventuno”, un vino che nasce proprio con l’obiettivo di omaggiare una delle figure più affascinanti e complesse della storia dell’umanità.

E’ particolare significativo che questo vino prenda vita dai vigneti posti nell’area del Parco Regionale del Bosco Incoronata, gli stessi luoghi in cui lo Stupor Mundi creò una delle riserve di caccia che amava di più. “Dodiciventuno significa 1221, l’anno in cui Federico II arrivò in queste terre”, spiega Luca Scapola, titolare dell’azienda vitivinicola Borgo Turrito. L’etichetta sulla bottiglia nella parte centrale presenta il volto stilizzato dello Stupor Mundi, spesso raffigurato con una corona a tre fioroni. Nella fascia inferiore, in alternanza al motivo geometrico, si trovano i simboli imperiali del giglio e del falco.

Il “Dodiciventuno” è un Nero di Troia rosso e corposo, maturato in rovere francese per 12 mesi, fino ad assumere la sua struttura morbida, i suoi toni caldi, i sentori di violette e frutti di bosco che lo caratterizzano assieme a note speziate di tabacco, pepe, liquirizia e chiodi di garofano.

“Il vino è un vettore che trasmette storia e cultura. Le nostre bottiglie di Dodiciventuno porteranno un duplice messaggio: da un lato il frutto di un lavoro che è, al contempo, tradizione e innovazione; dall’altro la suggestione di tramandare alle nuove generazioni i significati e i valori di una figura storica come quella di Federico II”, aggiunge Scapola.

“Il Nero di Troia e la figura di Federico II sono emblematici: il primo è un antico vitigno che sta segnando una fase di crescita nella qualità e nell’innovazione della nostra viticoltura; il secondo è l’esempio di una centralità che questo territorio può e deve tornare ad assumere nello sviluppo della Puglia e dell’intero Paese: in entrambi i casi, sono le vocazioni storiche e la grande tradizione culturale di questa area a suggerire una strada nuova che s’innesta su radici antiche. L’omaggio a Federico II è un punto di ripartenza, è un brindisi al futuro di Foggia e di questa provincia, per superare i limiti, andare oltre la rassegnazione, assumere capacità di visione, responsabilità e coscienza di quanto si può fare ripartendo da ciò che siamo sempre stati: una grande terra dove coltivare orizzonti più vasti in ogni settore”.

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