Guerra e Covid, in Puglia crollo dell’export ortofrutticolo: i dati di CIA Agricoltori

Meno 37%, a rischio tutta la filiera agroalimentare pugliese

Negli ultimi due anni, l’export dei prodotti ortofrutticoli pugliesi è diminuito del 37% e gli effetti della guerra in Ucraina, qualora non si intervenisse con misure urgenti ed efficaci, potrebbero portare il settore a un vero e proprio tracollo. E’ quanto emerge dall’elaborazione dei dati Istat a cura dell’Osservatorio economico di CIA-Agricoltori Italiani Puglia. L’export di olio Evo pugliese ha subito un decremento dell’1,8%, i prodotti farinacei registrano un calo dello 0,6%, mentre solo la filiera del vino segna un dato positivo con un +8%. A rischio per gli effetti della guerra c’è l’intera filiera agroalimentare italiana e pugliese. L’effetto a catena sui mercati internazionali ha alimentato una spirale molto negativa.
Alla base, c’è un insieme di fattori di natura congiunturale, strutturale, geopolitica e speculativa. L’aumento generalizzato dei prezzi di quasi tutte le materie prime e dei costi energetici sta progressivamente erodendo la redditività delle aziende agricole e il settore agroalimentare non riesce più a redistribuire gli aumenti lungo tutta la filiera produttiva. Ad essere penalizzati sono soprattutto gli agricoltori. CIA Puglia, dunque, condivide le proposte espresse dal Copa e dalla Cogeca: occorre fissare gli importi massimi del sostegno per i ritiri dal mercato e delle quantità massime di prodotti assegnati per Stato membro. I ritiri dovrebbero essere organizzati attraverso le organizzazioni di produttori per i loro membri e per i singoli coltivatori che desiderano unire le forze con le OP. I ritiri dovrebbero anche promuovere la distribuzione gratuita di frutta e verdura trasformata per aumentare l’efficacia dell’intervento, per semplificare la logistica e adottare un approccio etico basato sulla solidarietà.
Inoltre, per essere coerenti con l’aumento della spesa per i maggiori costi del programma operativo e per affrontare la difficile situazione per il settore, occorre fornire un sostegno aggiuntivo dell’1 per cento, oltre all’importo massimo dell’aiuto finanziario dell’Unione europea di 4,1 per cento del valore della produzione commercializzata. Ciò è necessario per tenere conto dei maggiori costi e spese.