FOGGIA – Vincenzo Biondi aveva 19 anni, suo fratello Luigi soltanto 16. Sono foggiani, sono partigiani. “Ironici e beffardi – spiega Alberto Mangano sul suo sito, citando come fonte gli scritti del socialista Aldo Pedretti – sono pronti a fischiettare Bandiera rossa quando i giovani fascisti si recano a prendere il loro fratello maggiore, Peppino, che si rifiuta di osservare all’obbligo della premilitare o delle adunanze del partito fascista”. Vincenzo e Luigi, il 3 ottobre del 1943, si trovano nelle Marche, ad Ascoli Piceno. Il 3 ottobre del 1943, tedeschi e fascisti, in numero tre volte superiore, attaccano i partigiani. Vincenzo e Luigi sono lì, a combattere. Nazisti e fascisti ci mettono tre giorni interi per annientare la Banda del Colle di San Marco. I due fratelli muoiono in battaglia. La loro storia e i loro nomi sono ricordati in un monumento, un altorilievo in bronzo realizzato dallo scultore Salvatore Postiglione che si trova all’interno della Villa Comunale di Foggia.
Quella dei Fratelli Biondi è una delle storie più significative che lega con orgoglio le insegne di Foggia alla lotta per la liberazione dal nazifascismo. Oltre 1200 partigiani combattenti nel nord Italia erano pugliesi, 400 provenivano dalla provincia di Foggia.
“In Capitanata sono state molte le persone che hanno perso la vita lottando per la Liberazione d’Italia dal nazifascismo, alcune importanti personalità sono invece sopravvissute e hanno rivestito un ruolo fondamentale nella costruzione della democrazia in Italia e nella nostra provincia”, ha ricordato recentemente Michele Galante, presidente provinciale dell’ANPI. Si tratta di personalità di diversa estrazione politica. I nomi sono tanti, citarli espone al rischio di dare un quadro incompleto e parziale, di certo spiccano storie e figure come quelle di Pasquale Specchio, Luigi Allegato, il grande Giuseppe Di Vittorio, il socialista Aldo Pedretti, il cattolico Antonio Matrella. E poi, ancora, Carmine Cannelonga, Peppino Papa, Ruggero Grieco. Tra le personalità della storia antifascista di Capitanata spicca quella del foggiano Ugo Nicola Stame, il tenore partigiano. Stame fu ucciso dai nazisti il 24 marzo 1944, il giorno dell’eccidio alle Fosse Ardeatine, quando furono trucidati 335 tra civili e militari italiani, tra i quali i lucerini Umberto e Bruno Bucci (padre e figlio) e il cerignolano Teodato Albanese.
Il 25 aprile, la memoria di chi ha combattuto per la libertà, contro il nazifascismo, sarà onorata a Foggia, in Piazzale Italia alle ore 10, con la deposizione di una corona di fiori davanti al Monumento ai Caduti alla presenza del sindaco Franco Landella e di Michele Galante, presidente Anpi provinciale. Alle 10.30, sempre in Piazzale Italia, l’omaggio al Cippo dedicato a Ugo Nicola Stame (la storia da parte di Anpi e Cgil. Manifestazioni si terranno anche nei comuni di Ascoli Satriano, Lucera, Monte Sant’Angelo, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, San Severo e Torremaggiore, dove oltre alla deposizione di corone saranno deposti fiori sulle lapidi e sulle targhe dedicate alle vittime del fascismo.
Rientrata la polemica tra l’Anpi e il presidente della Provincia di Foggia, Nicola Gatta. Le porte di Palazzo Dogana saranno aperte, in modo che l’Anpi possa deporre una corona di fiori davanti alla grande lapide marmorea che si trova a Foggia all’interno del cortile di Palazzo Dogana. La lapide fu inaugurata nel 1980 dal presidente della Repubblica Sandro Pertini, e riporta l’elenco dei caduti e dei combattenti della Capitanata che persero la vita o che subirono persecuzioni, torture, carcere, confino per ridare agli italiani la libertà e la democrazia calpestate e negate dal regime fascista.
Tra quanti si batterono per la libertà ci sono anche due gloriosi ex presidenti della Provincia come Domenico Fioritto e il già menzionato Luigi Allegato che hanno conosciuto sulla loro pelle la violenza del regime fascista.