Scuola in Puglia, tutte le difficoltà del modello Emiliano

Tra dad, did e presenza una scuola dimezzata nei diritti e nei doveri

Dopo Pasqua, quando anche in Italia le scuole riapriranno alla didattica in presenza (materne, elementari e prima media), probabilmente solo e soltanto la Puglia darà facoltà ai genitori di scegliere se portare i propri figli in aula. Le mamme e i papà pugliesi potranno decidere che i propri figli continuino a seguire le lezioni da casa, mentre una parte della classe sarà in presenza. Chi è favorevole a questa soluzione, e sono in molti, ritiene accettabile e di buon senso la soluzione ideata e sostenuta da Michele Emiliano. Una soluzione che il presidente della Regione Puglia ha già largamente adottato negli ultimi mesi, a volte con misure ancora più restrittive (in alcuni casi bocciate dal Tar), per limitare quanto più possibile la presenza di bambini e ragazzi nelle aule anche quando nel resto d’Italia si andava a scuola regolarmente. Non sono pochi, però, anche coloro che ritengono profondamente sbagliato e dannonso il modello della cosiddetta “didattica mista”. Per una serie di motivazioni. Ecco le principali.

  1. I docenti si ritrovano a dover fare lezione, simultaneamente, sia agli alunni in classe sia a quelli a casa. Una modalità che rende tutto più difficile per docenti e alunni, con un’inevitabile mortificazione della qualità e dell’efficacia della didattica. Un argomento, questo, sostenuto più volte dai sindacati degli insegnanti, arrivati anche a minacciare scioperi.
  2. Di fronte alle oggettive difficoltà del garantire una buona didattica mista, in molti casi sono i genitori propensi a scegliere la presenza ad essere chiamati a un passo indietro dalle pressioni dei dirigenti, degli insegnanti e delle altre famiglie. A Foggia, per esempio, c’è stato il caso di una scuola in cui la scelta di fatto è stata negata: nessuno in presenza, tutti in dad, così da evitare difficoltà.
  3. I tempi, la durata delle lezioni in did (presenza e distanza insieme) e le modalità pratiche di svolgimento delle stesse sono fortemente condizionate in negativo: avendo parte della classe che segue da casa, ad esempio, è impossibile alle docenti anche soltanto pensare a svolgere una parte di lezione nel cortile, in palestra e in qualsiasi altro modo che non sia ugualmente fruibile sia per i bambini in presenza sia per quelli davanti a un computer tra le mura domestiche.
  4. C’è poi una questione che riguarda il significato profondo dell’obbligo scolastico, vale a dire del dovere dei genitori di mandare a scuola i propri figli e del diritto dei bambini a fare scuola per davvero, assieme ai loro compagni, godendo dei benefici della socializzazione necessari per la loro crescita. Siamo sicuri che la “didattica on demand” (attivata “a richiesta”, come si fa per le serie di Netflix e Now) non finisca per affermare una concezione svilente della scuola? I genitori possono scegliere, i figli no, nemmeno quelli che vivono con disagio il fatto di non poter andare a scuola, una privazione che nell’ultimo anno si è aggiunta a tutte le altre: parchi chiusi, niente attività all’aperto con gli altri bambini, sostanziale ‘reclusione ai domiciliari’ per i più piccoli. Ai bambini è stato tolto tutto, è giusto togliere loro anche la scuola? E’ giusto nel momento in cui è stato ormai ampiamente provato che le scuole sono l’ambito più sicuro?

A questo proposito, nell’incontro sulle chat dei genitori, il presidente della Regione Puglia ha dichiarato con testuali parole: “Non sono affatto una pagliacciata le discussioni con i cittadini, sono l’unico modo che abbiamo per capire esattamente la dimensione di ciascun problema. Per esempio, io non avevo probabilmente abbastanza chiaro che molti bambini hanno bisogno della didattica in presenza perché la didattica a distanza non riescono a sopportarla. Questa cosa, ovviamente, adesso per me è molto chiara”.

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La quasi totalità delle presidi, delle docenti e del personale scolastico ha ricevuto la prima dose del vaccino. Si torni all’unica vera scuola, quella in presenza, come avverrà nel resto d’Italia e come già avviene in quasi tutta Europa. Si torni a considerare la scuola come un’attività essenziale. E se proprio non sarà possibile ancora per un po’, se i pugliesi dovranno ancora avere a che fare con la “didattica mista” e le difficoltà aggiuntive di questo ‘modello’, che almeno la Regione Puglia cominci a programmare da subito un rilancio e un potenziamento del sistema scolastico regionale. Le scorie di questo lungo periodo di privazioni e di divisioni potrebbero farsi sentire a lungo. Occorrerà ripartire migliorando tutti gli aspetti più critici del diritto-obbligo all’istruzione.

Francesco Quitadamo