Irrigazione, acqua non ce n’è più: crollo produzione di pomodoro in Capitanata
Risorse idriche insufficienti e alluvioni d'agosto: calo dal 20 al 35% della produzione di pomodoro
FOGGIA “Ad invasi praticamente vuoti, si conclude la stagione irrigua 2020: il 20 settembre chiuderà il Comprensorio della Sinistra Ofanto e il 30 il Comprensorio Fortore”. Acqua per l’irrigazione, insomma, non ce n’è più. E’ quanto fa sapere il Consorzio di Bonifica di Capitanata attraverso un comunicato stampa. Lo stesso ente, stamattina, ha pubblicato gli ultimi dati relativi agli invasi che gestisce. La diga di Occhito, quella più grande di tutte, ad oggi, 18 settembre, contiene 50,9 milioni di metri cubi d’acqua, mentre esattamente un anno fa ne conteneva 122,9 milioni.
“Una stagione problematica”, spiegano dal Consorzio, “iniziata con una carenza idrica importante in tutti gli invasi gestiti dall’Ente che conseguentemente ha comportato una riduzione della stagione sia nel calendario irriguo sia nella dotazione unitaria per ettaro. Agli inizi di marzo la diga di Occhito conteneva appena 108 milioni di mc rispetto ai 205 dell’anno precedente e la diga di Capaccio 3,6 milioni rispetto ai 13,5 dell’anno precedente. Dimezzato anche l’invaso di Marana Capacciotti con appena 25 milioni rispetto al 2019, mentre l’invaso dell’Osento conteneva appena 4 milioni rispetto ai 13,5 dell’anno precedente. Nonostante le incertezze, nel comprensorio in Sinistra Ofanto si è dato corso all’irrigazione dal 15 aprile, con una dotazione iniziale precauzionalmente fissata in 700 mc per ettaro che è stata poi aumentata per ben due volte fino a mc 1750 per ettaro. Nel Comprensorio Fortore, sotteso alla diga di Occhito l’inizio dell’irrigazione è stata fissata al 1° giugno con una dotazione di 1000 mc per ettaro, meno della metà rispetto alla dotazione ordinaria di 2050 mc per ettaro; una decisione necessaria per rispettare tutti gli investimenti colturali ma che inevitabilmente ha creato danni alla coltivazione del pomodoro. La programmazione degli investimenti di questa coltura è rimasta incerta per diverso tempo, nonostante le condizioni di mercato favorevoli e, anche a causa di un inizio di stagione con temperature basse, si è avuto un ritardo diffuso nei trapianti. Ciò ha comportato un calo di oltre il 20% rispetto alla media delle superfici investite in Capitanata. A soffrire maggiormente della carenza idrica è stato soprattutto il Nord Fortore dove sono concentrati i maggiori investimenti a pomodoro da industria, che già da luglio lasciava prevedere un calo di produzione di circa il 20%. Ad aggravare la situazione in termini di rese sono state le piogge intense del 5 e 6 agosto che hanno praticamente allagato numerosi campi di pomodoro dell’Alto Tavoliere riducendo drasticamente la produzione, con perdite che hanno superato il 35% nel Comprensorio“.
“L’andamento sempre più anomalo delle condizioni meteo dovuto ai cambiamenti climatici sempre più frequenti, le alluvioni e le siccità prolungate” sostiene il presidente Giuseppe De Filippo “impone l’adozione di misure efficaci a difesa dell’agricoltura e dell’ambiente. È necessario quindi intervenire tempestivamente e in modo coordinato rispetto a problematiche destinate a segnare il prossimo futuro. Il completamento degli schemi idrici della Capitanata e la creazione di nuove infrastrutture per migliorare la gestione e la difesa del territorio non è oramai più rinviabile”.
Proprio sull’uso della risorsa idrica in agricoltura, ieri, 17 settembre, è tornata a esprimersi la CIA Agricoltori Italiani della Puglia dedicando un capitolo specifico del documento di proposte che l’organizzazione ha inviato come lettera aperta a tutti i candidati presidenti delle elezioni regionali pugliesi.
“In alcuni territori della Puglia le infrastrutture irrigue risalgono al periodo degli anni ’50 – si legge nel documento CIA – e da allora in molti casi non vi è stata manutenzione né ammodernamenti. Occorre mettere nelle condizioni tutti i Consorzi di Bonifica presenti sul territorio pugliese di predisporre una progettualità utile a migliorare le infrastrutture e consentire il più possibile l’utilizzo delle acque provenienti dagli invasi piuttosto che quelle proveniente dai pozzi. Bisogna utilizzare le risorse messe a disposizione dai bandi nazionali e regionali e quelli che si renderanno disponibili con le risorse provenienti dall’Unione Europea per investire nei territori, ad esempio della provincia di Taranto, cercando di creare invasi per la raccolta delle acque per limitare al minimo indispensabile la dipendenza dalla Regione Basilicata. Inoltre laddove possibile va incentivato l’utilizzo delle acque provenienti dai depuratori”. Il problema è drammatico e riguarda l’intera Puglia. La provincia di Foggia è una delle più ricche d’acqua e quella dove insiste un maggior numero di invasi, ma anche la Capitanata ha bisogno di un “piano idrico” innovativo, con uno studio approfondito della situazione e delle possibili conseguenze, a medio e lungo termine, dei cambiamenti climatici caratterizzati da periodi siccitosi sempre più pesanti.