
Vico, il cuore del Gargano tra mare borgo e montagna
Pietra, ulivi, sale e profumo di arance nel paese che sembra sospeso nel tempo tra due cieli
VICO DEL GARGANO (Fg) – Il cielo di sotto è nell’azzurro del mare. Il cielo di mezzo è nella luce che attraversa il borgo scolpito nella pietra. Quello di sopra, invece, cattura il verde e l’azzurro che stanno insieme all’ombra della Foresta Umbra, con un respiro fresco e profondo, antico come il mondo, giovane come fauna e flora che rinnovano incessantemente il ciclo della vita dalla notte dei tempi. Siamo nel cuore del Gargano, quello più autentico, capace di mettere insieme in un fazzoletto di pochi chilometri la costa e il promontorio, il borgo e il mare, mentre su tutti questi elementi svettano gli alberi millenari della foresta. Ne “Le città invisibili” di Calvino, Vico sarebbe la città sospesa. Immaginandola come una casa, si svilupperebbe su più livelli. Il livello mediano è nel paese grande, che di paesi, orizzontalmente, ne contiene almeno tre: la parte nuova, il centro e, infine, il borgo dei rioni storici, degli archi e dei contrafforti, delle piazzette pubbliche ma estensioni di un privato collettivo, un’intimità di micro comunità. Il borgo antico è il più interessante, il più popolare, quello più denso di contraddizioni. Un labirinto. C’è anche un Castello.
Vico del Gargano, in provincia di Foggia, è uno dei Borghi più belli d’Italia. San Menaio e Calenella, con le loro spiagge, sono le sue frazioni balneari. Il borgo ha origini medievali: chiese, antichi palazzi, le vie e le piazze del centro storico ricordano la sua antica fondazione, attorno al secolo XI, per opera dei normanni. Vico è conosciuto anche come “il Paese dell’Amore”: il suo Patrono è San Valentino e, il 14 febbraio, la cittadina vichese si riempie di cuori, arance e limoni, poiché i suoi agrumi, come del resto la gustosissima ‘paposcia’ (il suo tipico panfocaccia) sono presidi Slow Food, tutelati come autentiche e preziose rarità che mettono insieme sapori e proprietà organolettiche uniche al mondo. Si mangia bene, a Vico del Gargano. E mentre si assaporano i gusti e le tipicità di uno dei Borghi più belli d’Italia, si sente un profumo del tutto peculiare per una cittadina che affaccia sull’Adriatico. Sulla costa adriatica, infatti, non ci sono agrumi: c’è un’unica eccezione a questa regola, e si chiama Gargano. Gli agrumi del Gargano, come già accennato, sono presidi Slow Food. Vico del Gargano è famosa per il limone Femminello, la varietà di limone più antica d’Italia, e per le sue arance. A Natale ci sono le Durette, ad aprile-maggio le arance Bionde (che si possono mangiare fresche fino a settembre), e poi c’è il melangolo, un’arancia di pezzatura medio-piccola, colore rosso intenso e lucente, buccia sottilissima, polpa croccante e succo agrodolce. Il Biondo del Gargano matura tra aprile e maggio, conservandosi dolce e succoso sull’albero fino a settembre. Oltre agli agrumi, il patrimonio agroalimentare vichese è arricchito dall’olio extravergine d’oliva, prodotto da ulivi meravigliosi e frantoi di grande tradizione. Visitare Vico del Gargano è un’esperienza emozionante tutto l’anno, anche durante i tradizionali e suggestivi riti della Settimana Santa, con le processioni delle confraternite, i canti, la grande partecipazione popolare.
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C’è un’antica e ancestrale tradizione, in Puglia, che non è ancora conosciuta e apprezzata – anche dal punto di vista turistico – come meriterebbe. E’ la tradizione che riempie di emozioni vibranti e di rilevanti contenuti culturali la Settimana Santa di Vico del Gargano. Qui, nel cuore del Parco Nazionale, durante i giorni della Passione e Resurrezione di Gesù vanno in scena due assolute peculiarità: la Messa Pazza (così chiamata perché manca il momento della Consacrazione Eucaristica) e la caratterizzazione etnomusicale dei canti che accompagnano ogni momento dei riti. C’è una terza e assolutamente tipica manifestazione del sentimento religioso della Settimana Santa a Vico del Gargano, ed è quella del cosiddetto “Scopp”: durante l’Uffizio delle Tenebre, il mercoledì e il giovedì Santo, al termine delle lodi i fedeli battono i piedi e agitano le “racanelle”, raganella in italiano, uno strumento in legno che produce suoni brevi e secchi attraverso la rotazione di una lamina su una ruota dentellata. Le racanelle e il rumore dei piedi che battono a terra cercano di riprodurre il rombo del terremoto che accompagnò la morte di Gesù Cristo. La Settimana Santa a Vico del Gargano è passione autentica, partecipazione vibrante (nel senso letterale della parola), un’atmosfera capace di catturare e coinvolgere la meraviglia di chi non è del posto e si trova a vivere un’esperienza totale dal punto di vista dei sensi, dei significati, della comprensione di ciò che significa materialmente e spiritualmente il concetto di “sentire una tradizione”, sentirla profondamente, esserne partecipe, tramandarla di anno in anno, per secoli, donandole sempre un’intensità uguale e differente. E’ durante la Settimana Santa che emerge in modo completo, caleidoscopico e antropologico l’identità e la meraviglia di Vico del Gargano.