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Foggia e criminalità, il Movimento di Pino Aprile: “Più risorse e maggiori strumenti per la Magistratura”

FOGGIA – Per combattere efficacemente la criminalità, Foggia e la sua provincia devono essere supportate con le risorse e gli strumenti adeguati a un territorio vasto e complesso. A tornare sulla questione, attraverso un comunicato stampa, sono i sostenitori foggiani della nuova “creatura politica” del giornalista e scrittore Pino Aprile. Il Movimento 24 agosto – Equità Territoriale mette in evidenza come il Tribunale di Foggia debba sostenere una pressione enorme, una domanda di giustizia determinata da un territorio con una popolazione che è due volte quella del Molise. “La regione Molise, presa come termine di paragone con la Capitanata, pur avendo la metà della popolazione e del territorio e moltissimi problemi in meno sul piano giudiziario, ha però tre Tribunali e la Corte d’Appello”. Il Movimento 24 agosto, valuta come “pregevoli” le “iniziative intraprese dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che seguono quelle della costituzione del Reparto Anticrimine e dei Cacciatori di Puglia”. I sostenitori foggiani del movimento che pone al centro dell’agenda politica la nuova questione meridionale, dopo gli ultimi sviluppi, fanno il loro plauso alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine “perché hanno innescato anche un coinvolgimento della parte sana della Comunità”. Il circolo foggiano del Movimento 24 agosto cita gli interventi e le parole degli scorsi giorni del sostituto procuratore Giuseppe Gatti della DDA, del commissario straordinario antiracket Annapaola Porzio, “l’esigenza che la Comunità faccia quadrato con chi ha il coraggio civile di denunciare”.

Nelle nostre due brevi comunicazioni abbiamo posto l’accento su come lo Stato può e deve fare di più, partendo dal rafforzamento dell’organizzazione del sistema giudiziario che vede la competenza del tribunale di Foggia, estesa su di un territorio più grande di 3 singole regioni italiane (Molise, Valle d’Aosta e Liguria). Sono indispensabili il rafforzamento dell’organizzazione territoriale e il potenziamento degli organici del settore Giustizia in Capitanata, poiché il carico di cause per singolo magistrato è tra i più alti di Italia (in media 2/3 volte superiore alla media nazionale), e, infine, bisogna intervenire anche nel miglioramento della situazione infrastrutturale. Inoltre, sono stati portati all’attenzione del Comitato e degli altri intervenuti la correlazione tra crisi economica, alto tasso di disoccupazione e la maggior adesione alle strutture mafiose delle giovani leve, così come affermato dalla DIA, nel suo report del 2018. In tale documento si afferma infatti: “l’esatta sovrapposizione tra regioni che presentano il maggior numero di giovani/arrestati per mafia e quelle con più alto numero di giovani disoccupati, conferma che la crisi economica in atto, che esplica i suoi maggiori effetti nelle regioni del sud Italia rischia di essere la concausa o la causa determinante del reclutamento delle giovani leve nelle strutture mafiose”. Il circolo foggiano del Movimento 24 agosto, citando il PON Legalità 2014-2020 Asse 2, mette in evidenza che la Puglia e la Capitanata in particolare sono agli ultimi posti per investimenti dello Stato nei progetti di prevenzione contro la criminalità organizzata.” Per ogni euro destinato in Capitanata per abitante residente, arrivano circa 4 euro pro-capite nella regione destinataria dei maggiori finanziamenti”. Alla repressione, occorre si “affianchi la funzione dell’antimafia sociale e dell’educazione alla legalità. Cioè quell’insieme di azioni che dovranno porre in essere le altre componenti della Comunità, come la scuola, la famiglia, le parrocchie, i servizi per l’impiego le quali, supportate dal contestuale intervento economico dello Stato, in termini di investimenti e spesa pubblica oggi fortemente carenti nel Mezzogiorno e in Capitanata (carenza evidenziata recentemente anche dall’Unione Europea), per poter dare risposte concrete alle diverse forme di povertà che, se non soddisfatte, spingerebbero i giovani ad abbandonare il nostro territorio o a delinquere oppure, nel caso in cui siano già avviluppati in contesti malavitosi, a non avere una possibile e positiva alternativa di riscatto per loro, per le loro famiglie e per l’intera Comunità foggiana”.

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