FOGGIA – “Gli agricoltori stanno ancora aspettando vengano loro erogati, da Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), i premi relativi ai contratti di filiera per gli anni 2016, 2017 e 2018”. E’ questa la denuncia fatta da CIA Agricoltori Italiani dopo l’incontro con i dirigenti del Ministero dell’Agricoltura e i collaboratori della sottosegretaria Alessandra Pesce. “I ritardi sui pagamenti dovuti sono davvero incredibili”, ha aggiunto Michele Ferrandino, presidente provinciale di CIA Capitanata. “Lo sono ancora di più, se si pensa alle difficoltà del settore cerealicolo di questi anni e agli investimenti rilevanti sostenuti dagli agricoltori per ottemperare agli standard qualitativi e quantitativi imposti dai contratti di filiera”. Le pratiche relative ai premi dell’annualità 2016 sono 6800: dal Ministero, hanno spiegato che circa 200 bonifici sarebbero già stati attivati; 3600 pratiche avrebbero avuto esito positivo, mentre per le altre saranno necessari ulteriori approfondimenti. “La cosa incredibile”, ha dichiarato Nicola Cantatore, direttore provinciale di CIA Capitanata, “è che a tre anni di distanza ci sia ancora la metà delle pratiche da valutare”. Per i premi riguardanti il 2017, i pagamenti dovrebbero iniziare non prima di gennaio 2020. Per il 2018, invece, nessuno al Ministero è stato in grado di indicare un termine.
“La campagna del grano, quest’anno, è in chiaro-oscuro: è vero che i prezzi sono lievemente aumentati, ma per molti agricoltori continuano a non essere pienamente remunerativi a fronte dei tanti investimenti e di una qualità che in media è molto alta”, ha spiegato Ferrandino. “In alcune zone, si sono raccolte punte massime di 60 quintali per ettaro; in altre si oscilla fra i 30 e i 35 quintali: in linea di massima, tuttavia, ci si può ritenere abbastanza soddisfatti per quanto riguarda le quantità. La media proteica si colloca tra i valori di 11 e 14. Di buon livello è anche il peso specifico del grano raccolto. Le note dolenti, purtroppo, arrivano ancora una volta dai prezzi corrisposti ai produttori”, ha dichiarato Cantatore. “Chi ha sottoscritto contratti di filiera e non ha raggiunto il valore proteico concordato potrebbe avere un danno economico rilevante, e questo è un aspetto non trascurabile. Prima che i campi di grano della Capitanata fossero pronti per la trebbiatura, dal Canada e da altre nazioni sono arrivati diversi carichi di grano importato. Quest’anno, però, chi gioca al ribasso ha davvero poche scuse: non c’è stata pioggia, per cui non c’è stato spazio per inserire ‘categorie’ fantasiose come il famigerato ‘grano slavato’ della scorsa stagione. Le medie proteiche e del peso specifico sono buone. Il problema del prezzo, però, permane. I margini di reddito per i produttori, infatti, restano esigui. “Noi stiamo continuando a batterci per la CUN, la Commissione Unica Nazionale, affinché i prezzi siano determinati secondo parametri che possano fornire maggiori certezze e un livello inferiore di conflittualità tra le parti. Noi crediamo che la CUN debba avere sede a Foggia, perché il capoluogo e l’intera Capitanata hanno numeri, eccellenze, storia e strutture importanti che fanno ricerca e significano innovazione e futuro”, ha aggiunto Silvana Roberto, vicepresidente CIA Capitanata. Il Tavoliere e l’intera provincia sono, ancora oggi, il granaio d’Italia per qualità, quantità, ampiezza e struttura delle reti di produzione e trasformazione, nonché per la presenza autorevole del CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria. La CUN non è la panacea di tutti i mali, bensì uno strumento importante per la trasparenza del prezzo corrisposto ai produttori. Con l’assegnazione della CUN a Foggia, il governo darebbe un segno tangibile del sostegno all’agricoltura virtuosa, capace di premiare le aziende sane, che si muovono nel solco dell’innovazione e della legalità. La malapianta della criminalità e delle agromafie si combatte così, favorendo lo sviluppo di una vera, concreta e reale filiera etica e qualitativa del grano, come si sta cercando di fare per il pomodoro, per l’olio, e per gli altri asset strategici dell’agroalimentare pugliese e italiano.