E’ quello che ho pensato, quando ho saputo che te ne eri andato: “se n’è andata l’estate, Pasquale”. Se n’è andata una stagione della vita che, a volte, anche grazie a te, è riuscita a regalarci qualche risata di gusto, uno spazio di luce e felicità, il bagliore di quella stella che – per un po’ – hai portato sulla visiera di un cappello e che ti valse un soprannome, Lobanovski, oggi rievocato. Uno spazio di luce e di felicità, come quei giorni a Firenze, tutti insieme. Come quelle rose rosse che regalasti a una ragazza del gruppo. Come le serate a Lucera. Al Liceo Lanza, quarto ginnasio, il tuo ingresso in scena lo ricordo come un sorriso che si apre inaspettato e liberatorio, in mezzo alla pesantezza di tutto quel rigore cerimonioso. L’appello aveva trovato un senso, esprimendo un nome e un cognome che avrei ricordato da subito, al contrario di quanto mi accade di solito. Eri ospitale, inquieto, divertente e di buon appetito. Ricordo di te anche l’amicizia con Leonardo, un altro ragazzo che non ha avuto fortuna. E il Liceo Classico Ruggiero Bonghi, altro approdo, la tua classe, i compagni e le compagne che oggi ti ricordano e ripensano a quella stagione con la musica della tua chitarra e i balzi esultanti di cui eri capace. Lucera, in questi giorni, ha pianto per due giovani vite lasciate andare. Il pensiero va anche a Daniele, che non conoscevo ma che in tanti ricordano con affetto. Una volta al Lanza, Pasquale d’un tratto, sorridendo sotto i baffi, prese e abbandonò la classe a passi felpati, come la Pantera Rosa. Stavolta i passi sono stati più pesanti. Ciao ragazzi.
fq