Che ne dici Salvini, vogliamo occuparci anche di agricoltura?
Le immagini rimbalzate sui social negli ultimi giorni sono incredibili. La Puglia è stata colpita duramente dal maltempo. Molti agricoltori hanno visto svanire in due ore il lavoro di un anno. I grappoli d’uva in fase di crescita sono stati danneggiati e buttati da terra da grandine e vento, soprattutto nelle province di Bari e di Lecce. Campi di grano schiacciati dall’acqua in provincia di Foggia. Per le imprese agricole, il conto da pagare sarà salatissimo. E non è la prima volta che succede nel 2018, per non parlare degli anni precedenti.
Superare e modificare il decreto legislativo 102/2004, istituire un nuovo e più corposo fondo nazionale per i danni da calamità naturali, prevedere un più ampio e agevolato accesso alla copertura assicurativa per le imprese agricole danneggiate da eventi atmosferici di eccezionale entità. Inoltre, occorre semplificare le procedure burocratiche per permettere, ad aziende e lavoratori, di usufruire delle agevolazioni previste. Sono queste, in estrema sintesi, le proposte di CIA Agricoltori Italiani di Puglia sulla drammatica emergenza determinata dal maltempo che ha imperversato sulla regione nei giorni scorsi, con bombe d’acqua, allagamenti e grandinate che hanno danneggiato o compromesso del tutto i raccolti. “Chiediamo alla Regione Puglia di attivarsi immediatamente per richiedere al governo la dichiarazione dello stato di calamità. Tutti abbiamo visto cosa è successo nel Salento, in provincia di Foggia, nella Bat e in provincia di Bari in questi ultimi giorni, con le grandinate, nubifragi violentissimi, bombe d’acqua e allagamenti”, ha dichiarato Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Puglia. “E’ drammatico quanto sta succedendo negli ultimi anni, ma sembra che ad averne contezza siano solo gli agricoltori”, ha aggiunto Carrabba.
“Gli eventi calamitosi si susseguono ormai con intervalli di tempo sempre minori l’uno dall’altro. La nostra proposta è di costituire un fondo assicurativo per tutelare le aziende agricole dagli eventi naturali e dalle crisi di mercato, in parte coperto dalla fiscalità generale e in parte dai fondi del PSR. Non possiamo più permetterci che i sacrifici di una vita vengano annientati dalle calamità. I cambiamenti climatici in atto devono spingerci a una approfondita e seria riflessione, che non si limiti al momento dell’emergenza, utile a predisporre misure strutturali in grado di salvaguardare il patrimonio zootecnico e agricolo pugliese. Abbiamo visto la disperazione negli occhi dei nostri agricoltori davanti alla devastazione nelle campagne e le loro vite non possono essere subordinate a tempi burocratici biblici. Aiutarli ora e subito è l’unica via per restituire speranza e reddito alle imprese”, ha spiegato il presidente regionale di Cia Agricoltori Italiani di Puglia.
E IL GOVERNO COSA FA? E’ questa la domanda che cominciano a farsi migliaia di agricoltori pugliesi. Il nuovo governo è in carica da pochissimo, bisogna dargli tempo. Intanto, però, finora non si può dire che l’agricoltura sia stata messa al primo punto dell’agenda governativa. Hanno tenuto banco soprattutto i drammi e le polemiche sulla delicatissima questione dell’immigrazione. Si è parlato molto di Europa, ma non della PAC, la Politica Agricola Comunitaria che – secondo le intenzioni manifestate dalla Ue – vedrà tagliati i fondi destinati allo sviluppo del comparto primario, soprattutto in Italia. Si è discusso di molte cose importanti, ma il nuovo ministro dell’Agricoltura, al di là di dichiarazioni generiche, non ha ancora affrontato concretamente la questione xylella. Proprio la Cia Agricoltori Italiani, qualche settimana fa, ha accolto il ministro Centinaio per quello che è stato il suo primo incontro con una organizzazione agricola. La CIA ha invitato il ministro a recarsi quanto prima in Puglia. Stiamo parlando di una delle prime regioni italiane per quanto riguarda l’economia direttamente e indirettamente legata all’agricoltura. Sul tavolo ci sono questioni di primaria importanza: dal CETA al problema inerente alle importazioni di grano, pomodoro, olio e frutta; dalla lotta alla contraffazione alla sburocratizzazione delle procedure che fanno perdere denaro, tempo e competitività alle imprese agricole. Tutte questioni che vanno affrontate in fretta e che non possono essere messe in seconda fila. L’attenzione “monotematica” sull’immigrazione rischia di sviare l’attenzione su problemi importantissimi.