“Sguardi differenti” da Foggia a Pordenone
FOGGIA – Per allargare gli orizzonti bisogna sviluppare consapevolezza, ampliare la conoscenza, guardare oltre. Da 14 anni la casa editrice Matilda (prima nota con il nome Mammeonline), fondata e diretta da Donatella Caione, persegue l’obiettivo di promuovere l’educazione al genere, stimolando il pensiero critico, favorendo la libertà da modelli imposti, sostenendo una comprensione e un’esperienza del mondo basata sulla conoscenza e non sul pregiudizio.
Matilda, che è anche acronimo di Multicultura Accoglienza Tenacia Identità Lettura Diversità Affettività, propone uno sguardo differente per fare il punto sulle grandi mistificazioni ideologiche e linguistiche intorno a gender, sessismo e alienazione genitoriale (o parentale).
Temi che sono stati anche al centro dell’undicesima edizione del Premio nazionale ‘Mariateresa Di Lascia’ intitolato alla scrittrice originaria di Rocchetta Sant’Antonio, prematuramente scomparsa all’età di 40 anni, attivista radicale contro la pena di morte e autrice per Feltrinelli di ‘Passaggio in ombra’ (premio Strega postumo, nel 1995). Durante la manifestazione, svoltasi sabato 16 settembre, ‘Sguardi differenti’ di Matilda Editrice a cura del comitato di redazione dell’associazione Donne in Rete di Foggia, ha raccolto la maggioranza dei voti della giuria popolare, di quella specializzata e dell’Università, aggiudicandosi due premi: quello per la sezione saggistica (con le seguenti motivazioni: perché il libro tratta argomenti delicati e ‘urgenti’ con un linguaggio semplice ma con profondità scientifica, dà valore alla verità analizzata con occhi diversi e prospettive differenti, esprime messaggi forti in maniera chiara ed efficace, è l’ennesima conferma della ricchezza delle donne) e il Premio Unifg, sulla cui targa si legge: alle donne che ricercano parole nuove per dar voce a un futuro che non si dimenticherà di loro.
“Una bellissima motivazione – ha scritto Donatella Caione sui social – perché la ricerca delle parole nuove e l’uso di quelle esistenti è alla base del mio lavoro. Inoltre trovo molto bello che, nonostante la sezione saggistica fosse aperta a tutti, la giuria abbia scelto di assegnare il Premio ad un libro scritto da donne e che tratta temi importanti soprattutto per le donne”.
Nel volume ‘Sguardi differenti’ diverse autrici, infatti, fanno chiarezza su sessismo, gender e alienazione parentale, temi apparentemente slegati ma che hanno una matrice comune. Temi che rientrano nel backlash, ovvero il ritorno indietro che le donne ormai da decenni stanno subendo, silenziosamente, a livello lavorativo, sociale, culturale.
“Proporre sguardi differenti è sempre stato un desiderio della mia casa editrice che pubblica libri sulla procreazione assistita, testi senza stereotipi per offrire alle bambine e ai bambini modelli diversi da quelli che vengono proposti quotidianamente dal pensiero dominante. Libri che affrontano le discriminazioni di ogni tipo, la violenza degli uomini contro le donne o l’importanza del linguaggio di genere”, spiega Donatella e aggiunge: “quotidianamente assistiamo all’utilizzo di un linguaggio sempre più oltraggioso, sessista, irrispettoso, volgare; un linguaggio che non nomina le donne, ma che non ha reticenze nell’insulto, nell’uso delle parolacce a sfondo sessuale. Desideriamo sottolineare quanto invece siano importanti le parole, ad esempio per raccontare in ambito giornalistico la violenza contro le donne”, facendo riferimento a episodi di attualità, come quello dei due carabinieri accusati di stupro nei confronti di due studentesse americane.
E di questa necessità Donatella Caione ha parlato anche alla diciottesima edizione di Pordenonelegge durante la presentazione, svoltasi domenica 17 settembre, del suo ultimo libro ‘Stereotipi e arzigogoli’ (pubblicato a marzo 2017). L’incontro è stato organizzato in collaborazione con la Carta di Pordenone ‘Media e rappresentazione di genere’ che ha la finalità di promuovere un’immagine equilibrata e plurale di donne e uomini, superando e contrastando gli stereotipi di genere nei media, per favorire una rappresentazione rispettosa della dignità della persona nell’ambito dell’informazione e della comunicazione.
A dialogare con Donatella, durante la presentazione partecipata da un nutrito pubblico costituito in larga parte da giovani, è stata la consigliera di parità dell’Area Vasta di Pordenone Chiara Cristini.
Partendo dall’accordo – che intende favorire la conoscenza e la diffusione dei principi di uguaglianza, pari opportunità, di riconoscimento e valorizzazione delle differenze – si è cercato di fornire risposte a tanti interrogativi, come ad esempio: maschi e femmine sono diversi/e? E quanto lo sono? E, soprattutto, quanto queste differenze sono determinate biologicamente o sono costruite socialmente? Quanto influenza l’educazione nutrita di stereotipi? Quali sono gli ambiti in cui le differenze sono maggiormente ‘guidate’ dagli stereotipi? Cosa possiamo fare, genitori ed insegnanti, per far sì che bambine e bambini crescano in modo libero, senza essere forzati da ruoli che vengono definiti per loro dal momento in cui nascono? E poi, cosa sono gli stereotipi? Perché sono così pervasivi? Perché vengono usati? Come difenderci?
Il tutto condividendo l’idea che una comunicazione responsabile e la sensibilizzazione degli operatori e delle operatrici possano contribuire all’abbattimento degli stereotipi di genere e a sviluppare il rispetto delle identità di donne e uomini in modo coerente con l’evoluzione dei loro ruoli nella società. Pensiero che l’associazione foggiana Donne in Rete sostiene da tempo, portando avanti ed esportando ovunque – non solo a Pordenone – le buone pratiche in tema di educazione alle differenze.
“Perché relazioni sentimentali violente, bullismo, cyberbullismo sono fenomeni che vanno prevenuti, è inutile contrastarli se prima non facciamo niente per evitarli, ma anzi diamo campo libero a pessime trasmissioni tv e terribili modelli mediatici e pubblicitari”, sostiene Caione che facendo riferimento anche all’omicidio di Specchia afferma: “e chi contrasta l’educazione alle differenze manipolando le coscienze con la ‘bufala del gender’ ha delle forti responsabilità in materia perché è come se sostenesse chi commette violenza”.