La grandine distrugge, l’Europa non protegge, Cia Puglia: “Normativa da cambiare”

Danni fino all’80 per cento delle colture colpite: la grandinata di sabato 12 agosto, in provincia di Foggia, nella Bat e nel nord Barese ha distrutto diversi vigneti, oliveti e campi di pomodoro soprattutto nei territori di Torremaggiore, San Severo, Lucera e nell’agro attorno al capoluogo, ma anche a Palo del Colle, Molfetta e Trani. A darne notizia è la declinazione provinciale di CIA Agricoltori Italiani che, con i suoi dirigenti e con i responsabili dell’area assicurativa dell’organizzazione, si è messa immediatamente all’opera, già dal pomeriggio di sabato, per i sopralluoghi utili a verificare l’entità dei danni. A livello regionale, l’organizzazione ha inviato un documento ufficiale al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, all’assessore regionale all’Agricoltura Leonardo Di Gioia e al direttore del Dipartimento Agricoltura Gianluca Nardone, per chiedere la perimetrazione puntuale dei territori colpiti dalla grandinata e le azioni conseguenti e necessarie utili a fronteggiare celermente il problema.

“La situazione è preoccupante”, ha spiegato Michele Ferrandino, presidente provinciale di CIA Agricoltori Italiani della Capitanata. “E’ non più derogabile una seria e attenta riflessione sul sistema assicurativo. Rispetto al 2016, abbiamo riscontrato un calo del 10 per cento delle aziende agricole coperte da assicurazione. La colpa, però, non è da attribuire agli agricoltori, ma a un sistema macchinoso, estremamente complesso e lacunoso che di fatto disincentiva la sottoscrizione di polizze assicurative contro le calamità da parte delle imprese”. Il punto, secondo la CIA, è proprio questo. “Le imprese agricole e i consorzi di difesa sono chiamati, dalla normativa vigente, a rispettare procedure complesse e in gran parte non definite per l’ottenimento dei contributi europei sui premi assicurativi”, ha spiegato Ferrandino. Le maggiori criticità sono rappresentate dalle norme applicative della regolamentazione europea che stabilisce, come valori massimi assicurabili, le rese produttive dell’azienda, prevedendo quindi la concessione degli aiuti solo per le polizze che coprono le perdite causate da avversità atmosferiche che distruggano più del 30 per cento della produzione annua dell’agricoltore. Secondo la CIA, la dicitura e la definizione concreta delle “rese medie” risulta essere assolutamente problematica per le difficoltà applicative di misurazione. “La nostra mobilitazione su questa problematica non si è fermata mai e continuerà anche nei prossimi giorni, chiamando la politica a dare risposte certe e immediate. Bisogna dirlo chiaramente: le normative ad oggi in vigore vanno cambiate. I cambiamenti climatici sono tali da aumentare in modo esponenziale i rischi di perdere anni e anni di lavoro in un colpo solo, a causa di eventi calamitosi sempre più frequenti e violenti”, ha aggiunto Ferrandino. “Da sempre, CIA Agricoltori Italiani, a ogni livello, lavora per la salvaguardia ambientale e lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, rispettosa della natura e degli equilibri ecologici della terra. I cambiamenti climatici, tuttavia, sono un fenomeno con cause e conseguenze globali. Abbiamo il dovere di sostenere nell’immediato, e per l’avvenire, gli sforzi prodotti dagli agricoltori e l’economia generata dal comparto primario, e di aiutare le aziende agricole ad affrontare con strumenti adeguati gli eventi calamitosi che colpiscono l’agricoltura con sempre maggiore frequenza”.