Dietro le bandiere e i fumogeni la partita non si vede, le azioni arrivano col passaparola, stretti col sole in fronte. L’importante è esserci. Qui si fa la storia. L’isola pedonale di Piazza Giordano è l’epicentro dell’orgoglio foggiano. Le linee telefoniche vanno in tilt per l’adrenalina condivisa in diretta. Si vedono famiglie, donne con le maglie celebrative, pezzi della Nord e della Sud. Stroppa è già santo. Al primo goal, incontenibile, esplode la gioia. Tra il primo e secondo tempo è Borghetti e Peroni, per stemperare la tensione. Foggia già sorride. I bambini sventolano le bandiere, i grandi le sventolano felici come bambini. Nella ripresa al secondo goal è promozione strozzata in gola, i goal del Fondi nemmeno si sentono. Gli aggiornamenti dopo i due boati arrivano solo sugli smartphone. I minuti di recupero nella piazza durano una vita. E quando fischia. Al triplice finale il popolo del maxischermo si infiamma. Le lacrime piegano anche i leoni che hanno sempre i novanta minuti nelle gambe e nel petto. Non ci si crede. Pure se hai 20 anni non lo puoi capire. E non vale come scoppia il cuore a uno di 40. Il corteo è un fiume di cori, sembra impossibile infilare tutta la felicità in Piazza Cavour mentre fluisce lenta. Non basta una piazza, nessuno vuole staccarsi dalla Fontana del Sele, è festa a oltranza. L’attesa, vibrante, la bolgia dei tifosi è il vero spettacolo. In mezzo ai fumogeni, dietro le bandiere, anche qua non si vede lo schermo, nemmeno i calciatori che sfilano, ma è una notte magica e vorresti fare baldoria fino all’alba. Sfollata Piazza Cavour l’euforia si sfoga nelle piazze di libando che sfama chi era rimasto in un religioso digiuno. Per la cronaca, poco dopo la mezzanotte, la Ghiacciaia ha finito le birre, tutte. Foggia si è sgolata fino a rimanere senza voce e si addormenta dalla parte del cuore.