FOGGIA – “Troppe fughe in avanti poco attente all’interesse generale, riprendiamo il filo della programmazione senza l’angoscia di termini perentori e dimostriamoci all’altezza della sfida lanciata dal presidente Michele Emiliano a esercitare la nostra autonomia con responsabilità”. È l’invito di Emilio Paglialonga, componente della Giunta di Presidenza della CONFAPI della provincia di Foggia, indirizzato alle altre associazioni di categoria e alle istituzioni impegnate nella discussione sulla cosiddetta cabina di regia che sta provando a riorganizzarsi a Palazzo Dogana sui temi dello sviluppo e sui progetti da candidare al Piano per il Sud – Puglia.
“Se è vero che senza sindaci non si va da nessuna parte e, perciò, sarebbe bene siano riconvocate le assemblee dei due piani strategici, Capitanata 2020 e Monti Dauni, dove siedono tutti i 61 Comuni della Capitanata – osserva Paglialonga – è anche vero che, come associazioni di categoria, dobbiamo avvertire anche noi la responsabilità di riunire l’Assemblea del partenariato economico e sociale”.
Secondo l’esponente della Confapi, gli organismi dei due piani strategici di cui erano capofila il Comune di Foggia e, dopo la soppressione delle Comunità montane, il Comune di Bovino, “devono sciogliersi, ponendo la banca delle idee progettuali e i due metaplan consegnati alla Regione nel 2008 a base dell’organizzazione di una nuova struttura snella, capace di essere credibile sostegno a un lavoro pragmatico, utile a tutti i sindaci e a tutte le realtà economiche e sociali della Capitanata”.
“Non possiamo – aggiunge Paglialonga – perdere tempo dietro a rivendicazioni stucchevoli fuori tempo massimo, basate su regole del vecchio ciclo 2007-2013 ormai superate, che si ha l’impressione siano utilizzate adesso solo per posizionare priorità progettuali senza la fatica della leale condivisione “.
“Sicuramente non possiamo buttare a mare il grande lavoro di coesione che è stato fatto negli anni scorsi – conclude l’esponente della Confapi – e da lì dobbiamo ripartire per dotarci di un nuovo strumento di lavoro comune e avviare un confronto trasparente con la Regione che non si limiti ai progetti sulle infrastrutture ma che si estenda a quel miliardo e 270 milioni ipotizzati, nel Piano per il Sud Puglia, su obiettivi che coinvolgono direttamente tutti i 258 comuni delle sei province pugliesi, per non parlare degli orientamenti sugli imminenti bandi a valere sui fondi europei di sviluppo e investimento”.