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Liliana. Una volta di più.

Liliana Toriello. Se potesse leggere questo articolo, s’incazzerebbe una volta di più. Raramente capitava non avesse qualcosa da ridire. Sempre in faccia però, dritta, potente e diretta come un treno. Me la presentò Pierluigi Colomba, un collega giornalista. Insieme, io e Pierluigi, stavamo lavorando a un’inchiesta sul Piano Urbanistico Generale (Pug) di Lucera. Andammo a trovare Liliana nel suo ‘ufficio’, la sua erboristeria. Una vera erboristeria. Sulla scrivania, e poi ancora nello scaffale alle sue spalle, c’erano cartelline e raccoglitori. Custodivano documenti, articoli di giornale, delibere, sentenze. Liliana studiava, si documentava, leggeva molto. Era informatissima su fatti, persone e atti della politica. Soprattutto la politica di Lucera, ma non solo. Sul Pug tirò fuori l’impossibile. Facemmo il nostro articolo dopo aver letto tutta la documentazione. La parte importante toccò a Pierluigi che da tempo lavorava al settimanale Protagonisti. Io mi occupai della ricostruzione ‘storica’ e cronologica del Pug mancato, “Trent’anni di sviluppo negato” titolarono in redazione, o qualcosa del genere. Mi piacque subito Liliana. Mi piaceva la sua passione per la politica. Il suo coraggio. Quei barattoli di latta e i contenitori di vetro con radici di liquirizia, essenze, caramelle balsamiche. Io ero giovanissimo. Per me, lei una donna veramente forte. Mi piaceva il fatto che andare alla guerra non le facesse paura. La sfida la intrigava. Mi piaceva la sua storia politica. Un giorno piombai in erboristeria a torso nudo, portando con me alcune amiche del Movimento Umanista di Firenze. Prima di entrare ci eravamo beccati tanta di quella acqua che sembravamo pulcini bagnati, per questo cercai di ripararmi con la maglia ormai ridotta a uno straccio. Le avevo annunciato la visita. Ci accolse incuriosita. “Che dovete dirmi?”. Le spiegai cosa avevamo in mente. Un lievissimo movimento delle labbra rivelò che era divertita. Mi guardò e disse lentamente, compiaciuta: “Sei uno squilibrato”. Ridemmo forte. Aveva carattere, Liliana. Un carattere. Tosta, certo, combattiva, ma più vulnerabile di quanto potesse apparire. Mai indifferente. Si è impegnata in prima persona per la Legalità. Una cosa con la “Elle” maiuscola per lei. Riteneva non ci fosse niente di più importante. Da quella discendeva tutto. Solo il rispetto della legge, della Costituzione, da parte dei politici, innanzitutto, da parte di tutti, poteva produrre libertà, benessere condiviso, partecipazione sana alla vita della comunità. Io non condividevo al 100%, ma il fatto che lei ci credesse così tanto lo apprezzavo moltissimo. A Lucera è stata protagonista di mille battaglie col Circolo Società Civile, il Movimento politico de La Rete. Diede un contributo determinante all’apertura della prima e unica inchiesta sulla “Mani Pulite” lucerina. Tutti assolti, alla fine di stagione che però rese più partecipi e consapevoli i cittadini. Ha lottato sempre, Liliana. I cazziatoni, i rimbrotti amichevoli, quel suo “sei uno squilibrato” fumato sulla faccia: conoscerla ne è valsa la pena. Se puoi leggere, allora possiamo riderne una volta di più.

Francesco Quitadamo

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